[Traduzione] Le mogli di Nerone

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  1. |Bill
     
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    Uxores praeter Octaviam duas postea duxit, Poppaeam Sabinam quae quaestorio patre nata erat et equiti Romano antea nupte, deinde Statiliam Messalinam Tauri bis consulis ac triumphalis abneptem. Qua ut potiretur [il verbo potior regge l'ablativo] ut, virum eius Atticum VEstinum consulem in honore ipso trucidavit. Octaviae consuetudinem cito aspernatus est et amicis, qui eum corripiebant, sufficere illi debere respondit uxoria ornamenta. Eandem mox saepe frustra strangulare meditatus est et dimisit ut [in quanto] sterilem, conviviis etiam relegavit, denique occidit sub crimine adulteriorum adeo impudenti falsoque, ut in questione Anicetum paedagogum suum indicem subiecerit, qui fingeret et eam dolo stupratum (esse) a se ipso fateretur. Poppaeam duodecimo die post divortium Octaviae in matrimonium accepit e dilexit unice; et tamen ipsam quoque ictu calcis occidit, quod se aurigatione sero reversum [tornato (a casa)] gravida et aegra reprehenderat. Ex hac filiam tulit [ indicativo perfetto da fero] Claudium Augustam amisitque admodum infantem.


    Oltre ad Ottavia, ebbe due altre mogli: prima Poppea Sabina, figlia di un anziano questore, e sposata in precedenza ad un cavaliere romano, poi Statilia Messalina, pronipote di Tauro che fu due volte console e ricevette il trionfo. Per poter sposare quest'ultima fece uccidere suo marito Attico Vestino perfino mentre esercitava il consolato. Si stancò subito di Ottavia e, poiché i suoi amici glielo rimproveravano, egli rispose che «essa doveva accontentarsi delle insegne del matrimonio». In seguito, avendo tentato più volte, senza riuscirvi, di farla strangolare, la ripudiò con il pretesto della sterilità, ma poiché il popolo disapprovava il suo divorzio e non gli risparmiava le sue invettive, la relegò e infine la fece mettere a morte, sotto l'imputazione di adulterio; l'accusa era così impudente e calunniosa che all'istruttoria tutti i testimoni si ostinarono a negare e Nerone dovette costringere a far denuncia il suo pedagogo Aniceto che si accusò, falsamente, di aver abusato di lei con uno stratagemma. Undici giorni dopo il divorzio da Ottavia, Nerone sposò Poppea, che amò più di tutto, e tuttavia uccise anche lei, con un calcio, perché, incinta e malata, lo aveva rimproverato aspramente una sera che era rincasato tardi da una corsa di carri. Da lei ebbe una figlia, Claudia Augusta che morì ancora bambina.
     
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